Eros distratto


Ama quel tuo non amarmi
il mio amare dissennato.
Perso il senso del patimento
e la misura dell'indifferenza astuta,
non ebbi altro rimedio
se non quello di abbandonare
il cuore sul ciglio della strada.
A te, ogni giorno, indirizzo
enigmi d'amore disciolti in sussurri,
non te ne accorgi e sospiri aspettando
qualcuno che t'ami. Ed io?
Al freddo di abissi d'ametista
scrivo, e il tratto è tremolante
rivolo di sangue. Tu lì, io qui!
Forse non ero che tenebra per il tuo cielo di sole.

Idi di marzo


Hai sguinzagliato tutti i demoni
del mio cuore le paure, i tormenti,
le livide insicurezze, le ombre,
gli anfratti scuri sono tornati ad affollare,
rabbiosi strozzare, il fioco respiro ansimante.
Ero colonna di fumo a tenermi fermo
durante l'impietosa flagellazione
che per me hai voluto. Sei come candela
conficcata nella lacerata malinconia,
esanime mi vedo trafitto con spilli di cera sciolta,
sacrificato all'ultima floreale crocifissione.
Sei fiamma che danza, esplodendo e ritraendo
i rossi tentacoli, violenta batti le ore
con pesanti rintocchi e sibili
senz'altri sospiri se non di fuoco.
La tua foto, immagine divorata dal dolore,
riempie di vento il vuoto che m'hai regalato,
così anche questo sdrucito fiato di luna
si trascina piano verso la tua lama notturna.
Non chiederti più chi è il poeta, non esiste,
è una bugia, è un volto, un dubbio, un fulmine
a cui manca la tempesta, è solo un soffio capace
di spazzare via il cielo. Aspettavamo la primavera,
ma nerissimi filamenti di nubi ci trapassano di pioggia.